05/03/14

La mia opinione.

"You are not entitled to your opinion. You are entitled to your informed opinion. No one is entitled to be ignorant."
Harlan Ellison


Ovviamente la libertà d'opinione è sacrosanta. Che ognuno di noi possa esprimere il proprio parere su qualcosa è fondamentale. Su questo non ci piove. Ma, capiamoci, non tutte le opinioni devono per forza avere lo stesso peso, anzi, in generale non è così, dato che ci sono due cose da tenere in considerazione La prima sono i fatti. Che ovviamente devono essere "documentabili".
La seconda è l'autorevolezza di chi parla, che a sua volta poggia sulle sue conoscenze. E no, "cinque minuti di google" non danno la stessa autorevolezza di "anni di studio".

Spesso i "fatti" sono sfumati, o non è possibile arrivare ad una conoscenza perfetta della realtà; alle cose si può arrivare in più di un modo, o esistono alternative di cui discutere, o semplicemente i gusti di due persone divergono. Certamente. Non è vero invece che se una cosa non la si conosce, vuol dire che non esiste. O che qualsiasi cosa sia opinabile. 
Possiamo discutere di quanto ci piace un pezzo di Mozart (gusto), oppure di quanto Mozart abbia influenzato Beethoven (opinione).  Nel secondo caso, bisogna conoscere entrambi e saper analizzare la loro produzione, altrimenti si parla d'aria fritta. 
Non si discute, invece, sul fatto che la Sinfonia n. 39 in Mi bemolle maggiore K 543 sia una delle ultime sinfonie del compositore viennese. O meglio: si può anche discutere, e chi dice che non è vero sta affermando il falso.

Il problema ovviamente non si pone quando si parla al pub, fra amici, di fronte a una birra e in amicizia. Se però si vuole fare informazione, quando si pretende non di commentare o esprimere il proprio gusto, ma di recensire; quando si giudica qualcosa in maniera tecnica, o critica; ecco, in quei casi è necessario pesare meglio le parole, e far poggiare gli argomenti non solo su fatti concreti, ma anche il più possibile completi.
E per farlo, bisogna avere le competenze: un appassionato potrà avere un gusto molto raffinato, ma la sua opinione critica potrebbe valere ben poco se mancano le conoscenze tecniche.
A me piace la birra. Ne ho provati tanti tipi diversi, adoro le birre di frumento e non disdegno le trappiste, anche se sono un po' troppo pesanti. Sono anche iscritto su ratebeer. Questo non fa di me un giudice qualificato per assegnare premi, né tantomeno mi permette di parlare con un mastro birraio di fermentazione e qualità del luppolo senza fare figure da fesso. Figuriamoci poi se riesco a parlare di mercato, di canali distributivi e di confronti fra vendite nei supermercati e nei pub con un produttore.

Riguardo ai giochi, non sta certo a me auto-nominarmi "esperto di giochi", qualsiasi cosa questo significhi. Però per mia fortuna ormai il gioco è un lavoro, svolto a diversi livelli, e il percorso che ho scelto di intraprendere mi ha portato a studiare un numero cospicuo di testi; passo buona parte del mio tempo a produrre, testare, studiare giochi, e a lavorare con altre persone interne al settore: qualcosina, dai e dai, l'avrò imparata. Ovviamente c'è un sacco di gente che sa più di me, e meno male, così posso continuare a imparare e a divertirmi scoprendo cose nuove, non solo confrontandomi con altri autori di giochi da tavolo, ma anche rispetto ad altri aspetti del gioco (la produzione, il marketing), parlando con chi sviluppa giochi "diversi" da quelli che faccio io (come gli urban games o le app), imparando cose nuove da chi il gioco lo studia, e continuando a invidiare chi ha più talento di me.

Questo per dire cosa? Non certo che un giocatore non abbia il sacrosanto diritto di dire che il gioco X gli fa schifo, o che l'autore Y sia un genio, o di pensare che il fatto che il distributore Z abbia ribassato i prezzi di mezzo catalogo sia una figata.

Qualsiasi blogger o recensore può esprimere le proprie idee. Però, quando una persona vuole fare informazione e vuole parlare con autorevolezza di qualcosa, l'autorevolezza se la deve guadagnare e le opinioni devono poggiare sui fatti. Tutte le discipline, le arti, le scienze, poggiano su una base. Se non hai quella base, puoi commentare ma non avrai mai un'opinione informata, e dunque il tuo parere sarà autorevole quanto il mio quando parlo di fisica nucleare (gli arabi hanno inventato un numero apposta per quantificarlo).

In sostanza, ed escludendo ovviamente chi questa riflessione l'ha già fatta, credo che chi ha intenzione di scrivere di giochi dovrebbe pensare un attimo a che livello ha intenzione di farlo, e agire di conseguenza per evitare, nel voler fare informazione, di sortire l'effetto contrario divulgando nozioni parziali se non, involontariamente, false o errate. E dato che nessuno può essere così meschino da scrivere cose a caso per ottenere in cambio un paio di scatole gratis, e dato che il fine ultimo - far conoscere i giochi e il gioco - è davvero molto nobile, sarebbe bello scoprire, in futuro, un'informazione ludica ammantata da un sottile strato di responsabilità.

Nessun commento: